| Siccome il film è in inglese metto qualche notizia: Il lungometraggio parla di Curtis, morto suicida nel 1980, la cui voce roca e disperata lo aveva chiamato alla missione a Londra. «Il mio primo film doveva essere su di lui e sulla sua band. La loro musica, la voglia di conoscerli mi ha spinto oltre il villaggio in cui vivevo, mi ha dato la forza di lasciare la casa di mio padre, un rigido ministro protestante che s’inquietava perfino se andavo in giro in bicicletta. Sentivo che solo dopo aver raccontato quel tempo, le loro e le mie origini, avrei potuto voltare una pagina esistenziale importante». A Cannes Control (in Inghilterra esce a ottobre, non ha ancora distribuzione in Italia) è stato apprezzato e premiato: «È incredibile quanto ancora oggi i Joy Division siano amati. La voce di Curtis, le sue parole, la sua musica sono senza tempo.
I ragazzini indossano ancora le t-shirt con la sua bella faccia e gruppi come Killers e Interpol dichiarano di ispirarsi alla sua musica. E il classico Love Will Tear Us Apart è stata rifatto in cento modi diversi, e emoziona sempre». Control - il titolo è tratto dal brano She’s Lost Control - è stato un lavoro lungo e difficile, un progetto durato cinque anni. Corbijn ci ha investito di tasca sua quattro milioni e mezzo di dollari. Il resto ce lo ha messo il manager scopritore del gruppo, Tony Wilson (scomparso lo scorso 10 agosto), che portò i Joy Division in tv nel suo programma So It Goes e pubblicò i loro dischi con la sua etichetta Factory. Coproduce il film la vedova di Curtis, Deborah, dal cui libro Touching From A Distance è tratta la sceneggiatura. Corbijn ha scelto di raccontare più il travaglio intimo e quotidiano di Curtis che le sue carismatiche apparizioni sul palco. «Quello mi pareva fosse stato già fatto nel film 24 Hour Party People di Michael Winterbottom sulla scena musicale di Manchester. Il mio film in qualche modo è una reazione. Là si mostrava un Curtis pubblico. Io ho sentito la necessità di raffigurarlo nelle pieghe più personali. Senza tentare, però, di spiegarlo».
Sam Riley, cantante del gruppo dei 10.000 Things, aveva una piccola parte nel film di Winterbottom. In Control, invece, Corbijn l’ha voluto protagonista. Il creatore di stelle è riuscito a farne brillare un’altra. Perché il giovane inglese incarna in modo impressionante il ruolo tragico di Curtis, morto impiccato a 23 anni (due giorni prima del tour di debutto negli Stati Uniti dei Joy Division). Ed è lo stesso Riley a cantare i brani dal vivo durante le scene dei concerti. Seguendo le vicende sentimentali di Curtis, dilaniato tra l’amore per la moglie Deborah (Samantha Morton) e la giornalista belga Annik Honoré (diventata nella realtà la compagna di Riley), il film racconta la sofferenza esistenziale di un giovane che ha perso il controllo della sua vita, accompagnata a un crescendo di epilessia che sfocerà in esibizioni sempre più convulse e carismatiche, fino alla notte del 18 maggio del 1980, quando metterà fine alla sua vita nella cucina di casa nel sobborgo di Macclesfield, dopo aver ascoltato The Idiot di Iggy Pop.
La storia è scandita pacatamente da una fotografia in bianco e nero, perfetta e sgranata. «Davvero potreste immaginare i Joy Division a colori? La loro era una vita in bianco e nero», sorride il regista spiegando la scelta stilistica.
(XL)
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